Quando era sera e la luce del giorno si spegneva tra gli ulivi e i campi di grano, mia nonna dalla cucina accendeva la “luma”, un piccolo lume a petrolio che faceva un po’ di fumo ma dava calore e luce nella nostra casa semplice di campagna. La casa era a due piani, immersa nel silenzio della natura: dalla cucina si passava davanti alla cantina con la porta di ferro, poi si girava a destra e si saliva la scala esterna per entrare in camera da letto.
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Io, piccola, mi infilavo sotto le lenzuola umide, mentre lei scioglieva i suoi lunghi capelli neri, che brillavano alla luce fioca della luna che filtrava tra le foglie degli alberi. Quella sera, avevo sete. Nonna si alzò, mi prese per mano e scendemmo la scala fuori casa, illuminati solo dal lume.
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Sotto la pergola, la conca di rame era coperta da un coperchio. Nonna lo scoperchiò, prese il mestolo e mi fece bere l’acqua fresca e limpida del pozzo. Vedevo la luna riflettersi dentro la conca. Era un momento semplice ma pieno di amore e magia, il silenzio della campagna che ci avvolgeva.
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